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La segale e i prodotti cerealicoli in Val Vigezzo

Campi di segale in Val Vigezzo

Campi di segale in Val Vigezzo

La segale è una graminacea annuale o biennale. La storia di questo cereale inizia in Asia nell’età del bronzo. La pianta possiede una grande adattabilità climatica, essendo il cereale che germoglia alla temperatura più bassa e si adatta anche a terreni difficili e poveri come quelli montani.

Il freddo clima di montagna obbligava i vigezzini a concepire l’economia in un’ottica non tanto di sviluppo, quanto di conservazione e di sussistenza, principio che implicava il ricorso ad un’agricoltura poco intensiva e piuttosto limitata. A ciò concorreva pienamente il tipo di terreno, mediamente ripido, che consentiva la coltivazione solo in fondovalle e nelle immediate adiacenze e non certo sui versanti.

Era quindi necessario optare per coltivazioni che avessero allo stesso tempo una notevole resistenza al freddo e una discreta resa anche su terreni piuttosto impervi e difficili da bonificare.

La segale, oltre a germogliare tutto sommato discretamente pur in presenza delle avverse condizioni climatiche e geomorfologiche,  favoriva le colture degli anni seguenti e rendeva superfluo l’apporto di concimi esterni, grazie alla grande quantità di vitamine e di minerali che rilasciava nel terreno.

Solitamente gli appezzamenti di terreno venivano arati e poi erpicati, in preparazione alla semina, mentre, qualora questa venisse effettuata nello stesso posto ove in precedenza era stata coltivata la patata, bastava anche solo una veloce erpicatura.

In genere il seme utilizzato per la coltivazione derivava dalla selezione, nell’ambito del raccolto precedente, della frazione di chicchi di maggior pezzatura. Per questa operazione di cernita erano utilzzati setacci di varie dimensioni e forme, da piccoli e quadrati, da tenere in mano, a grandi e circolari, che venivano fatti oscillare appesi al soffitto.

Cartolina d'epoca raffigurante campi di segale in Val Vigezzo

Cartolina d’epoca raffigurante campi di segale in Val Vigezzo

Le tecniche agronomiche tradizionali  e l’uso di strumenti arcaici non favorivano produttività agricole particolarmente soddisfacenti. Il “Dizionario degli Stati Sardi“ (pubblicato tra il 1840 e il 1860), relativamente al villaggio di Zornasco, così recita: «La raccolta della segale, anche negli anni più prosperi, non è sufficiente ai bisogni della popolazione per sei mesi. Le patate forniscono il principale alimento dei terrazzani di questo piccolo comune».

In Val Vigezzo la farina di segale veniva utilizzata per la cottura di pane, che per le sue caratteristiche poteva essere conservato molto a lungo. Al giorno d’oggi la coltivazione della segale in questo territorio è pressoché scomparsa. Rimane la tradizione della cottura del pane nero di segale in alcuni villaggi.

 

 

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