La silente “quasi enclave” italiana della Valle Onsernone (Svizzera), appena oltre un confine raggiungibile solo attraverso una rotabile svizzera, i “Bagni di Craveggia”, potrebbe raccontare una lunga e gloriosa storia. La località era praticata fin dalla fine del XVII secolo per le sue acque calde termali salino solforose (indicate soprattutto per le malattie della pelle) che sgorgano a 28°.
Proprio per sfruttare questa sorgente, nel 1823 fu aperto al pubblico l’Albergo Stabilimento dei Bagni di Craveggia. La struttura produsse un apprezzabile sviluppo della valle svizzera, dato che questo, come detto, era l’unico accesso allo stabilimento.
Il complesso fu devastato da un incendio nel 1881: ricostruito, fu nuovamente distrutto da una valanga nel 1951.
Per decenni l’albergo, pur semidistrutto, è stato frequentato da escursionisti attirati da un bagno termale nelle vasche ancora accessibili. Situato appena al di là del fiume Isorno, il vecchio stabilimento, attualmente oggetto del progetto di recupero Interreg Italia-Svizzera “Frontiere di acqua e di pace”, è raggiungibile attraverso una passerella pedonale che si collega con la strada chiusa al traffico proveniente da Spruga, ultimo villaggio della valle.
La località è ricordata anche per un sanguinoso fatto d’armi durante la seconda guerra mondiale, quando si fronteggiarono alcuni partigiani in fuga dall’Ossola guidati dal capitano Federico Marescotti, caduto appena dopo la frontiera (commemorato da una croce), e 200 militi della 10° MAS.
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