Nel 1494 Re era uno dei tanti piccoli borghi della Val Vigezzo, ma un avvenimento prodigioso le cambiò per sempre il destino. A quel tempo una chiesetta sorgeva vicino all’abitato e sulla facciata vi era un affresco di una Madonna col Bambino
Raccontano le cronache che sul far della sera di martedì 29 aprile di quell’anno accadde qualcosa che non può ritenersi una leggenda, ma va dritto nella storia, com’è ben documentato in due antiche pergamene.
Tal Giovanni “Zuccone” (questo era il soprannome, perché si chiamava Zucono) prima di rientrare a casa si era dilungato a giocare alla “piodella” sulla piazza antistante la chiesa. Con lui era l’amico Comolo.
La piodella è un gioco che consiste nel colpire con delle pietre alcune monete messe sopra un tronchetto di legno o di sasso (chiamato “mago”). Quando le monete si spargono tutto intorno, il lanciatore vince quelle più vicine alla “piodella”.
Così, un’ora prima del tramonto, lo Zuccone stava perdendo e non poco. E Zuccone non trovò niente di meglio che prendersela con l’ immagine della Madonna dipinta sul porticato della chiesa.
Invece di scagliare una pietra contro la “piodella”, accecato dall’ira, la lanciò proprio sulla fronte della madonna dipinta. Chi era con lui lo sgridò e solo a quel punto rientrò in se e si inginocchiò davanti alla Madonna chiedendo perdono.
Nella notte, tal Giovanni di Minola di Re e Antonio Ardicio di Craveggia, passando davanti alla chiesa, notarono qualcosa di insolito sotto il porticato come se tutto l’ambiente fosse illuminato da una candela accesa. Il sagrestano Stefano di Gisla, mentre si accingeva ad aprire la chiesa, trovò inginocchiata davanti all’immagine della Madonna una donna vestita di bianco. Da quel distratto che era, salutò con cortesia credendo fosse una sua vicina di casa.
Ma il prodigio fu scoperto da un anziano del posto, che aveva l’abitudine di quell’immagine e baciarsi la mano. Quel giorno, nel ritrarla, s’accorse con stupore che la Madonna dipinta stillava sangue.
E così andò avanti per tutto il giorno tanto che dopo la mezzanotte il fiotto di sangue continuava ancora emanando un profumo soave “impossibile a descriversi”. Il parroco, quindi decise di tamponare quel sangue con “panni bianchi” raccogliendoli poi in un calice.
La madonnina sanguinò per venti giorni, fino al 18 maggio di quell’anno. Ad ogni fiotto di sangue, le campane richiamavano, il popolo che accorreva “di giorno e di notte”.
In seguito a questi fatti, fu edificata una Chiesa più grande che conglobava l’immagine (iniziata nel 1609). Nei secoli l’afflusso dei pellegrini provenienti anche dalla Svizzera richiese un Santuario più grande e così, nel 1894, quattrocentesimo anniversario del miracolo, si decise di realizzare un santuario imponente. Questo tempio, la cui costruzione iniziò nel 1922, fu consacrato il 5 agosto 1958 dal Vescovo di Novara Gilla Gremigni e insignita da Pio XII del titolo di Basilica Minore. La festa del miracolo si svolge ogni anno dal 29 aprile al 1 maggio.
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