«Il Riale di Paiesco segna il confine tra il mandamento di Domodossola e quello di Santa Maria Maggiore. Dopo il ponte di Marone la Valle si presenta più umana e in cinque minuti si è a Cà d’ Türbin, gruppo di alcune casette con un’osteria. Poscia la carreggiabile prosegue sempre in salita per la Valle fattasi meno aspra e selvaggia per giungere a un magnifico belvedere che ha per sfondo a sera le giogaie maestose delle Alpi Pennine…».
La guida “L’Ossola e le sue valli” del 1931 così descrive il primo tratto della salita verso l’altopiano della Valle Vigezzo. Si tratta dell’odierna statale 337 compresa tra il ponte sul Melezzo a Masera e il confine italo-svizzero di Ponte Ribellasca.
Fino ai primi del Novecento, in realtà, la Valle non disponeva di uno sbocco “rotabile” verso il confine, rimanendo esclusa dai primi flussi importanti di un turismo agli albori, per quanto fosse già frequentata da numerose famiglie soprattutto della borghesia lombarda.
Una data molto importante per lo sviluppo di Vigezzo fu l’11 agosto 1907, dopo apertura al traffico del ponte di Ribellasca, con l’inaugurazione dell’allora chiamata “Strada Internazionale delle Centovalli”, che costituì inoltre un collegamento importantissimo con il Locarnese e con il valico del Sempione.
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